Un reportage sul ghetto pugliese di Borgo Mezzanone, tra Foggia e Manfredonia, in cui vivono circa duemila braccianti, soprattutto nordafricani.
“Diciamolo chiaramente: situazioni come quelle descritte in questo libro sono possibili perché, a più di settantacinque anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, ci sono ancora vite che valgono meno di altre. Ci sono ancora persone considerate meno umane di noi. Q uesto si chiama razzismo, un male che ci illudevamo di esserci lasciati alle spalle dopo i drammi del colonialismo, dello schiavismo e della Shoah,
e che invece tuttora serpeggia nella nostra società, determinando comportamenti individuali e anche scelte politiche indegni di un Paese civile”.
È come sempre limpido, netto, inequivocabile nelle sue parole don Luigi Ciotti, che firma la prefazione
del nuovo libro del giornalista e scrittore Luca Maria Pernice. Foggiano, Pernice da sempre richiama
l’attenzione – sia attraverso il suo lavoro sia attraverso la sua attività di volontariato – su eventi o
fenomeni problematici del territorio in cui vive, convinto che solo attraverso la conoscenza e la cultura
sia possibile costruire una società più giusta e responsabile. Allo stesso modo cerca di valorizzare le
cose belle e positive che ci sono: anche se a volte possono sembrare piccole e irrilevanti, hanno la
capacità di vincere la rassegnazione e stimolare il cambiamento.